Letterina numero due

Pechino, 18 agosto 2009

Cari tutti,
 
  vi tranquillizzo subito: l'emergenza H1N1 è passata e questo lunedì anche le classi più esposte (tra cui la mia) hanno ricominciato le regolari lezioni. Ve ne parlo con la dovuta attenzione nella prossima letterina. Per il momento ecco la seconda parte

In questa puntata:

  1. Prezzi in Cina
  2. Il mercato cinese
  3. Portamento e stile in Cina

1) Prezzi in Cina

Come vi ho già accennato, appena arrivato in Cina ho comprato una bicicletta di seconda mano (con cestino anteriore e bloccaruota integrato) per 150 Yuan = 15 Euro. Sembrerebbe molto economico no? Invece ancora devo capire se ho preso una fregatura o no! Infatti, fare acquisti in Cina è facilissimo, ma pagare il giusto prezzo è difficilissimo, forse impossibile. Il rapporto Yuan/Euro è di circa 10/1 (quindi 10 Yuan = 1 Euro). Il potere d'acquisto di uno Yuan qui in Cina è, però, quasi paragonabile a quello di 1 Euro in Europa, per cui a valle del cambio noi europei siamo una decina di volte più ricchi del dovuto. Nel mercato alimentare questa sproporzione è ancora più forte. Vi faccio alcuni esempi: Questi prezzi qui sopra sono i prezzi "non negoziabili", che qui in Cina sono una rarità. Nella maggior parte dei casi i prezzi sono "negoziabili". Questo vuol dire che, dipendentemente dai negoziatori, cambia il prezzo dell'oggetto. Non riesco quindi a dirvi quanto costa una camicia di seta, per esempio, perché potreste pagarla da 600 Yuan in giù (non si sa quanto in giù). Il tipico venditore cinese propone al turista un prezzo che è dalle tre alle dieci volte superiore al prezzo a cui sarebbe disponibile a vendere l'oggetto. Ragionando in Euro, tale prezzo è già molto vantaggioso per un europeo, ed il tipico pollo (io appartengo alla categoria) acquista subito. Alternativamente, si può cominciare a dubitare dell'acquisto, cosa che porta il venditore ad un'esasperante gara al ribasso, comprensiva di inseguimento del cliente una volta che questi abbia abbandonato il negozio.
La cosa peggiore che possa accadere è che voi abbiate dei dubbi su un acquisto che non riguardano il prezzo, ma per esempio, la trasportabilità dell'oggetto, o la sua adeguatezza ad un particolare scopo. In questo caso il venditore non riesce più a distinguere il cliente pollo dal cliente contrattatore, e comincia la sua ricerca di compromesso con tutte le armi retoriche e dialettiche di cui è capace.

Ci sono alcuni generi che però hanno un prezzo altissimo. In particolare tutto ciò che è d'importazione. Per esempio: un caffè espresso o all'americana costa 10-15 Yuan = 1-1,5 Euro, che qui sono una vera fortuna. Non è raro dunque mettere in fila una serie di acquisti assurdi come questa:

E' facile, insomma, perdere il senso delle proporzioni. Altra cosa che è estremamente facile è quella di perdere la misura etica del denaro e trasformarsi da munifici e liberali in prodighi e dissipatori, senza alcuna forma di rispetto per gli uomini e le cose. In pratica, poiché qui un europeo si trasforma in nababbo, è molto difficile per lui resistere alla tentazione di assumere atteggiamenti "colonialisti". Vi faccio un esempio per spiegarmi meglio: la notte scorsa con una compagnia mista di italiani, greci, americani e russi, siamo andati in un locale un po' esclusivo sul tetto di un grattacielo appena costruito a WuDaoKou. I tavolini erano distribuiti in un bel giardino, con fontane, ponteggi di legno, effetti di luce, ottima musica ecc. A più riprese ci hanno portato della frutta di stagione tagliata in modo divertente e offerta dalla casa. Io ho ordinato due birre d'importazione e ne ho offerte altre due a degli amici. Ogni birra costava 35 Yuan.
In Italia sarebbe come pagare una birra almeno 35 Euro, ma a ben vedere 35 Yuan corrispondono invece a 3.5 Euro, un prezzo, tutto sommato, da supermercato. I camerieri del locale (ce n'era uno in livrea ogni cinque metri) con i 35 Yuan con cui noi pagavamo una birra verosimilmente avrebbero mangiato almeno cinque volte.
La mia compagnia internazionale, colta da internazionale uggia, ha deciso di tirare tardi. Così abbiamo costretto il locale, con il suo esercito di camerieri, a rimanere aperto solo per noi fino alle due di notte (un'ora impensabile per i cinesi che alle sei di mattina sono già attivi).
Aggiungo che il grattacielo si trova a 200 metri dal "Bla Bla Bar" dove stavamo prima e che alcuni piuttosto che farsela a piedi hanno preferito prendere un taxi ("tanto non costa nulla"). Rendo l'idea di cosa significhi "resistere a fare il colonialista"?

2) Il mercato cinese

Il concetto di mercato in Cina è affetto da una modifica antropologico-culturale che investe il concetto di spazio urbano: per un cinese, la strada è un'appendice del soggiorno di casa. Per esempio, gli adulti giocano spesso ad una specie di dama, mettendosi seduti (praticamente in mutande) intorno ad un tavolinetto sulla pubblica via.
Una delle conseguenze della libera fruibilità dello spazio metropolitano è che un'attività commerciale non necessariamente ha luogo tra le quattro mura di un negozio. Il bancarellismo, che in Italia è rivisto come una deturpazione dell'arredo urbano, qui è congeniale allo spirito popolare e sostiene un'economia di macro e micro-imprenditori senza soluzione di continuità. Un micro-venditore trasporta la propria merce in una borsa e la mostra ai passanti su un lenzuolo, così come fanno i venditori abusivi da noi (ma qui non sembra essere un'attività riprovevole). Se la merce è più consistente viene trasportata con una bicicletta-carretto ed è parimenti esposta sul selciato o sul carretto stesso. In casi estremi una macchina o un camioncino portano interi guardaroba che vengono esposti in fila sul marciapiede con tanto di aste appendi-abito come se si trattasse di una corsia di un grande magazzino. Le attività economiche più floride possono permettersi un punto di appoggio che funge da magazzino e che comincia a somigliare al nostro concetto di punto vendita. Finalmente alcune attività commerciali hanno veri e propri negozi nel migliore stile europeo. Alcuni di questi sono, c'è da immaginarlo, giganteschi.
E qui si riproduce il fenomeno: dentro ad un magazzino gigantesco, negli spazi esterni alle casse ricavati dai corridoi, ecco che rispunta un panchettino, una signorina che vende giochini, un signore che vende accendini, un'esposizione di cappelli, un luccichio di gioiellini, ecc.

3) Portamento e stile in Cina

Prima di parlare del portamento cinese occorre fare una precisazione. La Cina è molto grande, e ospita 1,3 miliardi di persone. Molte di queste sono ricche. Molte altre sono povere o poverissime. E' ovvio che il nostro termine di paragone non può essere lo stile di vita dell'Italia contemporanea, ma forse quello dell'Italia di qualche anno fa, cioè prima dello sviluppo economico.
Per esempio: non tutte le persone che incontrate per strada hanno un bagno personale. Probabilmente molte si servono di bagni in comune o di bagni pubblici (gli studenti universitari, per esempio). La frangia poverissima della popolazione probabilmente contribuisce a concimare le abbondanti e provvidenziali aiuole della capitale (come succede da noi, che però abbiamo meno aiuole). E' sorprendente, viste le premesse qui sopra, come la popolazione cinese coltivi la pulizia personale ad un livello che è analogo o persino superiore al nostro (non puzza nessuno, per essere chiari). Se invece guardiamo all'attenzione all'igiene in senso più ampio (pulizia degli ambienti, disinfezione delle superfici, conservazione degli alimenti, ecc.), allora il livello è ancora decisamente inferiore ai nostri standard.
Questo per dire che molte differenze nei comportamenti sono dovute più ad una questione economica che ad una questione culturale, e con il tempo tenderanno ad attenuarsi. Molte altre differenze sono invece culturali, e di alcune di queste vorrei parlare qui sotto.

E' CONSENTITO APPOLLAIARSI. Noi europei non ci appollaiamo mai. L'europeo medio ha tre posizioni: in piedi, seduto, oppure sdraiato. Per vederlo sdraiato bisogna coglierlo nel sonno oppure sparargli. Il cinese invece si appollaia, cioè piega le ginocchia e si mette a ranocchietta. Questa posizione appollaiata, estremamente fragile e dunque considerata poco dignitosa da noi occidentali, non è disdicevole in Cina. Si vedono comunemente persone appollaiate su un gradino che si fumano una sigaretta. Un italiano fumerebbe in piedi o, al massimo, seduto, atteggiandosi a Jean Gabin o a Humphrey Bogart. Anche le donne si appollaiano. E' evidentemente una posizione che non è considerata poco femminile. Dove una ragazza italiana si siederebbe con la punta di un gluteo disponendo le gambe alla Milly Carlucci, una cinese si appollaia e via. E' un mistero, ma è un dato di fatto: i cinesi si appollaiano. Dignitosamente.

E' CONSENTITO SPANCIARE. L'operazione di spanciamento, esclusivamente maschile, consiste nel tirarsi su la maglietta esponendo l'ombellico e tenerla arrotolata all'altezza del petto. Adesso qualcuno potrebbe sostenere che questo sia un atteggiamento che rientra nella categoria dei costumi dei ceti meno abbienti. Quello che turba, però, è che gli spanciatori non siano uomini solitari, in fase di solitario relax postprandiale. Si tratta di giovani che sono in compagnia di fidanzata, oppure di signori con famiglia al seguito. Insomma, è evidentemente considerato perfettamente legittimo mostrare gli addominali, quando ci sono, oppure mostrare il cocomero, in buona parte dei casi.
Occorre anche considerare che il tipico cinese è glabro: ha pochissima barba, distribuita sul labbro superiore, sul mento e sulla parte inferiore della mascella, e non ha quasi peli sul corpo. Giusto una rappresentanza sullo sterno (quello che io potrei avere in una narice, per capirci). Quando il cinese spancia dunque non espone nulla di orribilmente peloso. Se io dovessi spanciare, probabilmente mi porterebbero dritto dritto al circo.

E' CONSENTITO IL RASCHIO (SENZA FISCHIO). Qui in Cina non ce l'hanno il "Whisky senza raschio" di Proiettiana memoria (per i cultori del genere, la marca era "Vat69"). Però il raschio è permesso. Anzi, forse è obbligatorio. Avete capito benissimo di cosa sto parlando! Da noi, abbinato al cartellino "vietato parlare al conducente" c'era un altro cartello che diceva "vietato sputare sugli autobus". Mi sono sempre chiesto a cosa servissero entrambi i cartelli: il primo bellamente ignorato da tutti, il secondo assolutamente superfluo.
Qui in Cina il secondo cartellino non sarebbe così superfluo, perché i Cinesi tendono a sputare senza inibizioni ogni qual volta ciò gli garbi. Tuttavia, forse in segno di cortesia verso gli astanti, fanno precedere all'espettorazione un sonoro raschio, che consente a tutti di correre ai ripari. Ne consegue che seppure questa abitudine sia abbastanza comune, il più delle volte non siete costretti ad assistervi, ma solamente ad ascoltarne gli annunci.

E' PROIBITO VOLTARSI. Nelle mie scorribande ciclistiche mi sono trovato a fronteggiare le situazioni cinematiche più diverse. Tuttavia una cosa rilevante deve essere notata: io sembro essere l'unico ciclista che si volta preoccupato per vedere se stia arrivando un missile alle spalle. Il cinese non si volta. Guarda solo avanti. Questa remora a mostrare qualsiasi atteggiamento di timore nei confronti del periglio urbano fa il paio con altre due perverse abitudini: quella di usare il freno solamente in extremis e quella di fare il pelo ai ciclisti che vengono in senso contrario.
A complicare la situazione concorre l'elemento motorino. Il tipico motorino cinese non ha un motore a scoppio, ma un motore elettrico. Ben inteso, esistono anche motorini e moto normali, ma fino ad adesso ne avrò viste al massimo una ventina. Invece i motorini elettrici sono diffusissimi, forse tanto quanto le biciclette. Questi motorini a batterie sono silenziosissimi ma sfrecciano ad una velocità notevole, impensabile per una bicicletta. Inoltre, per risparmiare sulla batteria, il fanale del motorino viene tenuto spento anche di notte ed usato solamente per segnalazioni. Potete immaginare che parapiglia in queste vie notturne, non sempre illuminatissime, con pedoni in moto browniano, missili silenti che sfrecciano in ogni direzione e biciclette rigorosamente senza fanali e spesso senza catarinfrangenti.
Insomma, in queste situazioni pericolosamente dinamiche il cinese si mette a fare il monaco shaolin, rifiutandosi di voltarsi e pretendendo di avere un completo controllo spazio-temporale basato forse su un misterioso sesto senso del ciclista. Popolo misterioso!